In Italia ne soffrono 650 mila persone. Stiamo parlando della cataratta secondaria, conosciuta anche come opacizzazione della capsula posteriore. In questo articolo, vogliamo parlare di cos’è la cataratta secondaria, quali sono i sintomi e quali sono i trattamenti disponibili.
Cos’è la cataratta secondaria?
La cataratta secondaria, conosciuta anche come opacizzazione capsulare posteriore, è la comparsa di un velo opaco sulla sottile membrana che circonda la lente intraoculare impiantata durante l’intervento chirurgico di cataratta. Si tratta di una complicanza comune che può manifestarsi mesi o anni dopo la procedura di rimozione della cataratta, determinando una progressiva perdita della nitidezza visiva. Questo fenomeno comporta una visione sfocata o offuscata, riducendo la qualità della percezione visiva del paziente.
Quali sono i sintomi della cataratta secondaria?
Il primo passo per intervenire e ripristinare una visione più nitida è la diagnosi di cataratta secondaria. Ma come si riconosce?
I sintomi caratteristici dell’opacizzazione della capsula posteriore del cristallino includono una visione offuscata, confusa o distorta, spesso paragonabile a osservare attraverso un vetro smerigliato. Si possono sperimentare anche fenomeni di abbagliamento o aloni attorno alle fonti luminose, una maggiore sensibilità alla luce e difficoltà nella lettura. È importante notare che tali manifestazioni sintomatiche possono essere simili a quelle riscontrate prima dell’intervento chirurgico per la cataratta.
Gli oculisti possono diagnosticare l’opacizzazione capsulare posteriore attraverso un attento esame oftalmologico, che può comprendere l’uso di strumenti diagnostici come la lampada a fessura. Questo test, indolore per il paziente, permette agli operatori sanitari di esaminare attentamente l’interno dell’occhio alla ricerca di segni di opacità della capsula del cristallino.
Inoltre, verrà richiesta un’anamnesi dettagliata riguardante la storia medica e chirurgica del paziente, al fine di valutare i fattori di rischio e identificare eventuali condizioni preesistenti che possono influenzare la comparsa della complicanza.
Si può guarire dalla cataratta secondaria?
La cataratta secondaria non scompare spontaneamente e richiede un trattamento mirato per ripristinare la chiarezza visiva.
Il trattamento principale per la cataratta secondaria è la capsulotomia mediante lo YAG (Yttrium Aluminum Garnet) laser, una procedura chirurgica ambulatoriale che mira a rimuovere le opacità dalla capsula del cristallino.
YAG laser: tutto quello che devi sapere
La capsulotomia mediante YAG laser è un procedimento di rilevanza chirurgica nel campo oftalmologico, in quanto ripristina l’acuità visiva, mitigando i sintomi derivanti dalla comparsa della cataratta secondaria.
L’intervento ha inizio dalla preparazione pre-operatoria del paziente, attraverso la somministrazione di farmaci volti a stabilizzare la pressione intraoculare, e l’applicazione di gocce oculari anestetiche, assicurando al paziente una procedura priva di sensazioni dolorose.
L’elemento fondamentale nell’attuazione della capsulotomia posteriore è rappresentato dall’impiego del laser YAG, uno strumento di precisione che consente al chirurgo oftalmologico di realizzare un’apertura precisa e controllata nella capsula posteriore opacizzata. Tale apertura, facilitando il passaggio della luce attraverso la capsula, permette il corretto raggiungimento della retina, determinando così una percezione visiva ottimale.
Al termine dell’intervento, non sono previste bende o suture.
Dopo l’intervento
Solitamente, un paziente sottoposto a capsulotomia con laser YAG deve rimanere in ambulatorio nelle due ore successive all’operazione.
Questo per favorire il monitoraggio attento della pressione intraoculare, al fine di prevenire potenziali complicanze e garantire un recupero ottimale. È comune sperimentare temporaneamente disturbi visivi come macchie o corpi volanti, fenomeni che tendono a risolversi nel corso delle settimane successive alla procedura.
Le cure di follow-up rivestono un ruolo cruciale nel garantire il successo del trattamento e la sicurezza del paziente: quest’ultimo deve, infatti, rispettare gli appuntamenti programmati e comunicare tempestivamente eventuali problematiche al personale sanitario.
Conclusioni
La capsulotomia mediante laser YAG rappresenta un intervento chirurgico affidabile e ampiamente utilizzato per trattare l’opacizzazione capsulare posteriore, una complicanza comune dell’intervento di cataratta.
Le complicazioni della capsulotomia YAG sono rare, ma possono verificarsi, soprattutto se il paziente non rimane immobile durante la breve procedura. In alcuni casi, può essere necessario somministrare un sedativo per garantire la cooperazione del paziente e la stabilità della testa. Tuttavia, il rischio di complicanze è generalmente basso e la procedura può essere eseguita in modo rapido e sicuro direttamente nello studio dell’oculista.
Tra gli effetti collaterali più comuni della capsulotomia YAG vi è la comparsa di corpi mobili nel campo visivo del paziente, che di solito scompaiono entro pochi giorni. È opportuno contattare il proprio oculista se questi sintomi persistono per più di 48 ore, poiché potrebbero essere segnali di complicanze più serie, come il distacco della retina.
Tuttavia, nonostante queste possibili complicanze, la capsulotomia YAG rimane una delle procedure più sicure e comuni eseguite in tutto il mondo per trattare la cataratta secondaria. Grazie ai continui miglioramenti nella tecnologia e alla crescente esperienza degli oculisti, le complicanze sono in declino e la percentuale di successo della procedura rimane elevata.
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